VII Convegno Triveneto per Coppie e Presbiteri Accompagnatori delle Giovani Coppie

VII Convegno Triveneto per Coppie e Presbiteri

 

Domenica 29 settembre 2013 presso il Patronato Pio X di Cittadella (PD) si è svolto il VII Convegno Triveneto per Coppie e Presbiteri Accompagnatori delle Giovani Coppie avente come tema “ GIOVANI SPOSI IN CAMMINO...NON DA SOLI” (coinvolgere, accompagnare, sostenere).

 Al mattino, dopo l'accoglienza ed i saluti, una coppia coordinatrice -Claudia e Renzo-, rappresentante della Pastorale Familiare della Diocesi di Rovigo, ha aperto i lavori ricordando l’attenzione e la passione necessari per svolgere un servizio pastorale.

E’ seguito un breve saluto del Vescovo di Padova Mons. Antonio Mattiazzo, che ha posto l'accento su alcuni aspetti importanti:

  • non solo oggi è opportuno e auspicabile, ma necessario accompagnare le Giovani Coppie per la loro frequente instabilità e fragilità, anche quando si sentono forti della scelta di una convivenza;

  • è idea comune considerare il matrimonio come semplice vincolo affettivo;

  • c’è bisogno di attuare un programma di accompagnamento e formazione dei giovani preti per inserirli nel cammino delle famiglie;

- viene richiesta una particolare competenza: psicologica, sociale, professionale;

- va curata la crescita spirituale per sviluppare la Grazia del matrimonio e la santità degli

Sposi affinché testimonino il Vangelo del matrimonio, la Buona Notizia;

  • nella chiesa di oggi, la formazione degli operatori deve essere al centro della pastorale;

  • coppia non come oggetto ma soggetto di pastorale, non ai margini ma al centro, riconoscere ad essa un ruolo fondamentale (compito epocale).

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Relatori: coniugi Nicoletta e Davide Oreglia, sposati da undici anni, cinque figli, vivono a Mondovì (CN); responsabili dell'Ufficio Diocesano; presidenti dell'associazione “Sposi in Cristo”, dell'opera Madonnina del Grappa di Sestri Levante (GE); collaborano con l'Ufficio Nazionale di Pastorale Familiare della CEI; prima coppia in Italia a conseguire il Master in Scienze del Matrimonio e della Famiglia presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II di Roma.

Hanno presentato un'esegesi sul brano del Vangelo di GV, 2 “Le Nozze di Cana. Il Signore danza e cammina con le giovani coppie”: Dio gode della festa di una giovane coppia e se ne prende cura!

Nel commento indicano la centralità del ruolo dei servi (diaconi e coppie) i quali sono guidati dall'Obbedienza (al nostro Sacramento) e dalla Speranza (prendere coscienza dei nostri problemi senza perdere la fiducia in chi ci ama). Essi si fidano senza sapere e non solo riempiono le giare, ma le riempiono sino all'orlo: la misura non solo è colma, ma abbondante. Dio viene per noi, che non abbiamo meriti, ma bisogni!

E' solo acqua, ci rappresenta, è la nostra umanità, povertà, che non rappresentano un limite, ma un bisogno e Dio cosa fa? Trasforma tutto. Non può arrivare il vino buono se prima non c'è l'acqua e non può esserci la Grazia del matrimonio senza la nostra umanità!

Il vero protagonista è il vino ed è questo il passaggio importante che dobbiamo comunicare alle G.C.:

- Se il vino viene a mancare (l'euforia della festa) non devono avere paura, perché ciò che conta è la loro relazione, il NOI di coppia! Fare spazio, retrocedere dal nostro IO può spaventare, ma è solo ed attraverso la comunione con l'altro che capisco chi sono io.

- Dobbiamo regalare alle G.C. la testimonianza della nostra comunione ed intimità coniugale, che non si spegne dopo l'euforia della festa, con la routine della quotidianità o con il passare del tempo. L'erotismo è un dono da custodire, cresce e si cura fuori dalla stanza da letto, con l'attenzione ai bisogni dell'altro, la tenerezza, … e con il passare degli anni diventa più bello di quando ci siamo sposati.

- Il vino è fedeltà: è necessario ricordare sempre alle G.C. che la fedeltà non significa indossare un cappuccio, ma è lo slogan “Torno a Te” perché sei l'unico/a con cui …; non sei il tutto, ma l’unico; con te abbiamo una storia, abbiamo costruito una casa insieme.

Quando conosciamo altre persone, non dobbiamo temere di relazionarci, se noi ci ricordiamo sempre che il mio sposo è e sarà solo lui, solo lei.

- Un vino che devono imparare a bere è quello della fatica: ciò che ci conduce verso l'altro richiede questo passaggio, andare verso l'amore richiede impegno e fatica. E Gesù cammina con noi, ci porta un vino liberante, ci porta la vicinanza (resilience=si prende cura di noi).

La fatica è una dimensione, è il terreno buono di comunione.

- Quale vino finisce a Cana? Quello del “A noi non capiterà Mai”.

Non devono aver paura se questo vino finisce, perché permette di vedere le debolezze. E' un vino buonissimo che ci dà la possibilità di portare l'acqua (debolezze) ed essere Trasformata.

- Il vino delle coppie può finire: cosa non finisce mai?

- La presenza di Gesù.

- La Sete.

MAI FARE SPEGNERE LA SETE ALLE GIOVANI COPPIE.

Ascoltare questa esegesi, condivisa da una coppia di sposi, è stata una bella sorpresa, poiché sono solitamente i sacerdoti a farlo. Per noi è stata una conferma all'importanza della lettura evangelica in chiave familiare, che non può essere scissa dalla relazione intima di una coppia.

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Don Giordano Bernardino della Diocesi di Saluzzo ha condiviso “Uno sguardo d'insieme e percorsi possibili di accompagnamento alle Giovani coppie”. Alcuni passaggi hanno confermato una buona sinergia e comunione con quanto espresso dai coniugi Oreglia.

Altri concetti invece sono stati:

- L'importanza di far conoscere alle G.C. il dono del Sacramento che abbiamo ricevuto, non per allontanare il panico da eventuali separazioni (oggi sempre più in aumento, purtroppo) o, peggio, per entrare in competizione con i modelli emergenti di “famiglia diversa”, piuttosto per trasmettere l'entusiasmo e la forza che si sprigiona dalla grazia di Dio ricevuti attraverso il Sacramento del Matrimonio.

- Oggi, nella formazione al matrimonio si è unicamente preoccupati a preparare al Sacramento, ma non si prepara alla vita di sposi, all'essere coppia. Bisogna coltivare l'obiettivo a tempo lungo, l'orizzonte che s’intravede all'inizio del matrimonio e che si scruterà per tutta la vita assieme.

- Bisogna sempre tornare al giorno in cui ci siamo sposati, la presenza di Gesù è fondamentale, ma oggi Gesù è stato proprio cancellato!

Attraverso il Battesimo noi siamo avvinghiati a Gesù, anche se ora vogliamo essere liberi.

Gesù si dona totalmente alla coppia, rimane sempre con noi, anche nelle tenebre e quando tiriamo giù le serrande, ma ricorda al singolo l'importanza vitale di prendersi cura dell'altro/a.

- Come coppia, dove ci confrontiamo per tirare fuori la nostra bellezza? Nell'Eucarestia.

E' nell'Eucarestia che dobbiamo mettere le nostre intenzioni di coppia, è avere un amore più grande

che sa vincere le nostre incompiutezze.

- Se capiamo la nostra identità, capiamo anche la nostra missione.

- L'importanza di fare alle G.C. proposte concrete.

Don Giordano, parlando dei gruppi familiari, segnala che spesso funzionano solo da traino, devono invece rinnovare la persona, il sacramento, portare ad un'apertura, devono prepararsi ad una Missione!

- Come operatori dobbiamo essere elastici e creativi: dobbiamo conoscere il territorio, avere una progettualità, essere organizzati, dobbiamo sempre coordinare le cose all'interno di una struttura, di una Pastorale, ci devono essere obiettivi, risorse e continue verifiche. Dobbiamo operare con i sacerdoti, consapevoli che oggi è sempre più difficile.

- Al termine, ma prioritario, dobbiamo condividere e conoscere la fede portandola avanti non in maniera ortodossa, ma nella vita, in ciò che viviamo, in ciò che siamo. Prima di chinarci sulle ferite altrui, dobbiamo permettere che altri si chinino sulle nostre.

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Le relazioni si sono concluse ed è stato poi particolarmente gioioso il momento del pranzo con la condivisione anche delle varie pietanze che ognuno di noi aveva preparato. Il tutto arricchito dall'attenzione e dal servizio di tutti gli operatori del Vicariato di Cittadella.

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Al pomeriggio, la ripresa con il lavoro nei laboratori, suddivisi in quattro aree:

1) Coinvolgimento delle giovani coppie.

2) Iniziazione cristiana – catechesi 0-6 anni-.

3) Catechesi battesimale.

4) Sostegno alla conflittualità.

Noi abbiamo partecipato al primo laboratorio che ha preso avvio dalla testimonianza di una giovane coppia di operatori di Rovigo che spinti da una chiamata, dall'entusiasmo e dal desiderio di donare agli altri la loro esperienza di sposi, si sono messi a servizio di giovani coppie, riconoscendo però la difficoltà di camminare con loro non avendo a disposizione un progetto educativo ben definito.

Il lavoro di gruppo è stato poi strutturato con una serie di domande ben precise sul nostro ruolo di operatori, alle quale si doveva rispondere individualmente.

L'unica nota dolente, purtroppo, è stata il pochissimo tempo a disposizione per il confronto di gruppo. Nonostante questo abbiamo potuto condividere, provando un'umile ma profonda gratitudine, il concetto che sintetizza la formazione al Centro della Famiglia, cioè quello delle tre A (accoglienza, accompagnamento, annuncio).

La giornata è terminata con la S. Messa celebrata dal Vescovo di Verona Mons. Zenti, attualmente presidente del Convegno Triveneto. All'offertorio sono stati portati dei simboli che rappresentavano il tema di ogni laboratorio.

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Al Convegno erano presenti circa 300 tra operatori e sacerdoti provenienti da tutto il Triveneto.

Notevole e ben strutturata la macchina organizzatrice del Vicariato di Cittadella; attento ed efficiente il servizio delle coppie dello staff.

Una lode particolare va alla gestione dei bambini. Ragazzi scout e animatori AC hanno saputo coinvolgere, intrattenere e divertire i figli ed è grazie anche a quest’opportunità che i genitori hanno avuto tempo e spazio per conoscere, condividere, formarsi e rafforzare la bellezza e la gratuità al servizio.

Rossana e Valter

Elisa e Roberto